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Calcoli alla colecisti: sintomi e come diagnosticarli

Cosa sono i calcoli alla colecisti

I calcoli della colecisti sono piccole formazioni simili a sassi che si originano nella cistifellea, un organo che sorge in prossimità del fegato, a causa di un processo di cristallizzazione della bile.

Quest’ultima è un liquido impiegato dall’organismo umano per sintetizzare i grassi durante la digestione.

La presenza di calcoli a livello della colecisti può essere molto dolorosa: talvolta, infatti, l’unico rimedio utile alla risoluzione dei malesseri causati da questa patologia è l’intervento di asportazione chirurgica.

Un addensamento di calcoli a livello della colecisti può provocare l’infiammazione dell’organo e del fegato e causare l’occlusione delle vie biliari.

I fattori di rischio e le patologie che predispongono alla formazione di calcoli

I fattori di rischio in grado di favorire il profilarsi della calcolosi non sono ancora del tutto chiari: in genere si riscontra una diretta connessione tra l’eccesso di colesterolo nel sangue e l’addensamento dei calcoli. Laddove, infatti, la bile non riesce a sciogliere i grassi, si riscontra un immediato addensamento di cristalli che, solidificandosi, creano una formazione compatta di sassolini.

Entrando nello specifico, i calcoli originati per effetto di un accumulo di colesterolo assumono un colore simile al giallo, mentre quelli originati da una sedimentazione della bilirubina tendono al verde.

Tra i fattori di rischio comuni figurano anche una dieta ricca di grassi e povera di fibre, obesità, dimagrimento repentino, diabete, gravidanza e l’assunzione di farmaci anti-colesterolo. Si pensa che anche alcuni fattori ereditari e alcuni tipi di terapie ormonali tendano a favorire la comparsa della calcolosi.
I calcoli alla colecisti sono più diffusi tra i pazienti di sesso femminile.

Come diagnosticare i calcoli alla colecisti

La diagnosi di calcoli alla colecisti prevede un iter specifico che inizia sempre con una visita specialistica alla quale, nella maggior parte dei casi, segue un’ecografia all’addome.

Mediante questo accertamento di diagnostica per immagini è possibile ottenere un quadro chiaro ed esaustivo delle condizioni cliniche del paziente: i macchinari di moderna concezione, infatti, permettono di scandagliare con precisione l’intero complesso addominale e di rilevare con precisione la presenza ed il posizionamento di eventuali accumuli di calcoli.

Non invasivo, né doloroso, questo genere di accertamento non causa effetti collaterali, è innocuo ed assicura un’elevata precisione diagnostica.

Come si svolge un’ecografia all’addome

Per lo svolgimento di un’ecografia all’addome è necessario che il paziente sia disteso supino su un lettino: una volta in posizione, l’addome deve essere privato dei vestiti e sottoposto all’azione della sonda ecografica.

Quest’ultima agisce direttamente sulla cute in maniera totalmente indolore ed invia delle immagini, anche tridimensionali, ad un vicino monitor attraverso il quale lo specialista può perfezionare la propria diagnosi.

Per il corretto svolgimento dell’esame è fondamentale un elevato livello di collaborazione da parte del soggetto protagonista dello screening, che deve prodursi in una piccola serie di apnee respiratorie per facilitare l’azione dello scanner e per velocizzare l’esame.

Quanto dura un’ecografia all’addome

La durata di un’ecografia all’addome risente in maniera significativa del livello di collaborazione offerto dal paziente: in una condizione ottimale, per lo svolgimento completo di uno screening di questo genere sono sufficienti appena 20 minuti.

Quanto costa un’ecografia all’addome

Medical Imaging, il centro di diagnostica per immagini di Polisanitaria Iodice offre la possibilità di sottoporsi ad un’ecografia dell’addome superiore, inferiore e completo.

Il costo di questa prestazione ammonta ad una cifra compresa tra i 50 ed i 60 Euro.

Lo screening può essere eseguito anche in regime di convenzione ASL (tra i 52,02 ed i 56,15 Euro) o di esenzione totale o parziale.