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Utero retroverso: individuazione tramite ecografia ginecologica

L’utero è uno degli organi costitutivi dell’apparato genitale femminile ed è destinato ad accogliere l’embrione durante il periodo di gestazione.
L’organo è collocato nella sezione centrale del distretto pelvico e si frappone tra la vescica ed il retto. Rispetto al bacino, è piazzato in maniera tale da determinare, anteriormente, una differenza d’angolo di circa 60 gradi. L’asse del corpo, invece, forma con il collo uterino un angolo di flessione stimabile in circa 150 gradi.
L’utero è separato dalla vescica e mediante il recesso peritoneale. La sua funzione è quella di contenere l’uovo fecondato fino al momento del parto: l’espulsione dell’uovo viene resa possibile dal verificarsi di contrazioni della muscolatura liscia che ricopre le pareti dell’organo.

Utero retroverso: perché accade?

Quella dell’utero retroverso è una caratteristica non patologica che accomuna circa ¼ della popolazione femminile: in questi casi si riscontra un diverso orientamento dell’organo posto all’interno della pelvi. Nelle pazienti nelle quali si riscontra la retroversione dell’organo, l’utero delle donne è rivolto all’indietro, ossia in direzione del retto: per appurare l’esistenza di questa condizione è sufficiente sottoporsi ad un’ecografia ginecologica in quanto, nella maggior parte dei casi, essa non comporta nessun sintomo specifico.
La ragione per la quale si verifica questa condizione è ancora ignota: alla base, comunque, non sembrano esserci ragioni di carattere genetico.
Sono piuttosto sporadici i casi in cui l’utero retroverso comporta disagi e dolori nel soggetto interessato: nelle situazioni più gravi si rende necessaria l’introduzione di un pessario che tenga in asse utero e vagina.
Nei casi di retroversione primaria, l’organo assume la sua caratteristica posizione in maniera del tutto naturale durante la fase dello sviluppo: in questi soggetti, la scoperta della condizione di utero retroverso coincide solitamente con i primi controlli ginecologici.
Laddove la retroversione fosse secondaria o acquisita, l’utero cambierebbe posizione in seguito ad anomalie e a patologie che riguardano la pelvi, come un’aderenza o un fibroma. Le retroversioni secondarie possono, inoltre, essere conseguenza della distensione o della lacerazione dei legamenti dell’utero conseguenti al parto.
posizione utero

Ulteriori anomalie:

Esistono ulteriori anomalie fisiologiche da tenere in considerazione: alcuni soggetti, per esempio, possono presentare l’utero antiverso, condizione nella quale l’organo si colloca in posizione contraria alla norma direttamente all’interno della cavità pelvica.
I casi di utero antiversoflesso, oltre a presentare l’antiversione, sono caratterizzati da una flessione del canale vaginale e cervicale di circa 90 gradi. In questi casi si riscontra una condizione particolare del corpo dell’utero, che si presenta leggermente flesso in avanti rispetto alla cervice.

Come si diagnostica?

Nei rari casi nei quali la condizione fisiologica dell’utero retroverso comporta sintomi nei soggetti coinvolti, si possono palesare dolori coincidenti con i rapporti sessuali e spasmi contemporanei alle mestruazioni: il dolore è solitamente la conseguenza diretta della pressione che l’utero, a causa della sua posizione riversa, esercita sulla superficie del retto e sui legamenti che circondano il coccige.
L’ecografia ginecologica è lo strumento mediante il quale è possibile osservare in maniera dettagliata la conformazione e lo stato di salute di tutto il complesso pelvico: è un accertamento di routine, utile, peraltro, anche a verificare le condizioni di tutti gli organi vicini all’utero.
L’ecografia ginecologica è un accertamento non invasivo e non comporta nessun tipo di dolore e di rischio per la salute: i macchinari impiegati per lo screening, infatti, sfruttano l’effetto eco prodotto dagli ultrasuoni per agevolare i medici nell’intento di tracciare la loro diagnosi.

Di solito l’ecografia ginecologica viene svolta su richiesta del medico curante, in presenza di un sospetto clinico o di una sintomatologia tale da suggerire un approfondito monitoraggio dell’apparato genitale interno.
Nelle ecografie ginecologiche si fa impiego di un’apposita sonda in grado di trasmettere le immagini raccolte direttamente verso il monitor usato dallo specialista: l’apparecchio può scorrere direttamente sulla parete addomino-pelvica o essere introdotto all’interno del canale vaginale.
Per lo svolgimento di un’ecografia ginecologica, anche transvaginale, non è necessaria una specifica preparazione. Alla fine dell’accertamento, che ha una durata di pochi minuti, la paziente può riprendere le sue regolari attività giornaliere senza alcuna conseguenza.